HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 2002 > Uno strano pudore

Uno strano pudore

Stavo seguendo una trasmissione televisiva, che rivelava il lavoro bellissimo, seppure nascosto, di una donna e di un'associazione a favore di ragazzi handicappati.
    Da molti particolari si poteva facilmente desumere che la fede cristiana sosteneva quella donna nel compiere la sua opera: preghiere, sicurezza nella risurrezione dei morti, immagini sacre nella casa, ecc.
    Però il giornalista che compiva quel servizio (o il montatore del servizio stesso) non disse una sola parola sulla fede cristiana di quella donna. La donna, se fosse stata senza fede, si sarebbe disinteressata di quelle creature sfortunate.

Chi è sensibile alla fede, perché la vive, è capace di leggere negli occhi la persona che ha la stessa fede. Nasce un'intuizione profonda viscerale tra due persone che sperimentano la stessa fede e la vivono.

Quel giornalista aveva gli occhi bendati. Egli s'accontentava della superficie, si fermava ai risultati descrivibili. Ma non entrava nella dinamica della carità.
    Il mondo attribuisce funerali di stato a Madre Teresa, ma non la sa leggere. Forse ammira, ma non comprende.
    È il destino dei santi. Essere disprezzati e poi ammirati, ma non compresi.

Perché questa incapacità di lettura profonda, o perché questo rifiuto di penetrare i cuori?
    Perché chi legge gli altri, li legge con il proprio strumentario intellettuale e umano. Non sa e non può andare oltre.
    Eppure anche quel giornalista è dotato di profondità e di possibilità di fede. Perché allora non scuotersi un po', non ridestare la fede, che sta dormendo nel suo cuore?

GCM 28.08.02