Politica della calma
S. Paolo, raccomanda al vescovo Timoteo che “si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possano condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (1Tm 2, 1-2). Che cosa significa questa esortazione, per noi, adesso?
Una quantità intensa di preghiere, in particolare per il Presidente della Repubblica (ai tempi di Paolo i re erano pagani), e per quelli che stanno al potere: ministri, senatori, deputati, magistrati, polizia ed esercito.
Forse questa preghiera ci riguarda, sia come “tutti gli uomini”, sia come italiani. Preghiera per la calma e per la tranquillità. La tranquillità per quei politici, che hanno scambiato il bene comune con la propria litigiosità, orpellata da leggi e da esigenze democratiche.
Una politica litigiosa, ossia non “calma e tranquilla”, non può contribuire ad una vita nazionale e mondiale calma e tranquilla. E’ più propensa a prendere in considerazione i motivi per lottare, che quelli orientati alla concordia. Per la concordia, si deve ricorrere alla preghiera, in qualunque forma. La preghiera, a Dio oppure ad Allah, per la vittoria delle armi (anche quelle crociate) è un insulto a Dio. Quindi si deve pregare anche per chi prega con tale prospettiva, affinché Dio lo perdoni.
La pace tra i politici! La lotta reciproca acuisce la lotta stessa, e perfino le leggi benefiche per il popolo, se estorte con la lotta, comportano sempre del veleno.
La preghiera per svelenire la politica e i rapporti tra le persone, porta - prima di tutto - serenità, calma e tranquillità in chi prega.
GCM 16.09.13
|