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Due pesi e due misure

Se oggi ci si potesse meravigliare di qualche cosa, ci meraviglieremmo nel leggere la contraddizione, di chi nello stesso contesto afferma leciti l’aborto, l’eutanasia, l’uso libero di ogni sessualità (omo ed etero), e si scandalizza della pedofilia. Se non fosse da piangere e da compiangere, si potrebbe sorridere (e forse ridere) di tale “ingenuità” perversa.

Siamo abituati a rifiutare l’uccisione e la soppressione della vita di un bimbo violentato a non nascere, e lo sfruttamento sessuale di altri bimbi: perversità, l’una e l’altro, da sempre condannate e rifiutate dalla morale cattolica e dall’ordine di Dio.

Presso qualche popolo antico, come l’Egitto e Babilonia, e perfino nell’”Etica a Nicomaco” di Aristotele ritroviamo permissività immorale anche sull’infanzia.
Ma ciò da sempre il pensiero e la pratica cristiane hanno rifiutato. Che poi presso i cristiani si siano stati e ci sono dei Padri Zapata, che predicano bene e razzolano male, non fa meraviglia; ma la morale cristiana non ha mai approvato, a partire da quel Gesù, che si oppomeva ai farisei, bravi nel parlare e un po’ scarsi nell’agire.

Riconosciamo la triste aberrazione dei pedofili tra i membri del clero. Si inteviene sempre troppo tardi. Però si sa che la percentuale di pedofili nel clero è statisticamente inferiore ai pedofili di fuori, per i quali, vedi caso, pochi si scandalizzano. Però si sa anche che dallo stesso pulpito, dal quale si dichiara lecito l’aborto, non ci si aspetta che richiari illecita la pedofilia, non in generale, ma in una specifica categoria di persone.

Come si vede, di autentica conversione tutti abbisognamo, senza battere il “mea culpa” sul petto degli altri. 

06.02.2014