HOME

Home > Societa' MONDO > Articoli 2014 > Dall’apice la rovina

Dall’apice la rovina

Oggi il profeta Osea ci dona un avvertimento importante, perché le fasi storiche, una delle quali lui descrive, si ripetono ciclicamente. Quando uno Stato giunge al massimo del proprio sviluppo, inizia la fase calante fino alla sua scomparsa: è sempre così. Lungo tutta la storia non si è mai registrato un progresso all’infinito. Neppure tutte le religioni, che vantano una vita più lunga degli Stati, giunte all’apogeo diventano permanenti nel livello di estremo benessere raggiunto.

Anche il Cristianesimo, che nutre nel suo seno la promessa divina della durata, quando raggiunge il massimo sociale della cristianità, non perdura su quel livello. Ricordiamo il ridimensionamento della cristianità dopo il Medio Evo.

Osea nota perché, e come, Israele, in quanto Stato, si avvia verso il declino. Egli osserva che il popolo arricchito, trascura la fede. Una ricchezza esagerata fa nascere il bisogno del paganesimo, ossia la sostituzione di divinità inconsistenti, soggette al logorio del tempo, al posto della fede nel Dio vivo, vero, eterno.

La ricchezza, divenuta idolo cui tutto si sacrifica (la vita, l’onestà, la solidarietà, la fede!) è il verme che già corrode la ricchezza stessa, e i popoli, la cultura, la religione.

Il concetto, spesso decantato, che la ricchezza produce ricchezza, è falso. Perché la ricchezza non è un bene diffuso: è l’oppressione dei pochi sulla vita dei molti. Non si è mai constatato, durante la nostra povera storia, che ogni membro di un popolo ricco fosse egli stesso ricco. E proprio le sacche di povertà in un popolo “ricco” sono il verme che baca tutta la nazione. Osea ci sta avvertendo ormai da millenni.

GCM 09.07.14