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I poveri con voi

Una volta traducevano il latino “superest” con “superfluo”. Così la frase che troviamo nell’undicesimo capitolo di Luca era tradotta con: “Date il superfluo ai poveri!”. Questo sarebbe un bel risultato, quando si ricorda che i rifiuti di cibo avanzato nei “Paesi di civiltà avanzata” (leggi soprattutto USA e UE), sono circa un terzo del cibo utilizzato.

Però la traduzione del testo originale è chiara e sicura: “ Ai poveri date quello che sta dentro (greco: enonta)”, s’intende “dentro il vostro piatto”. In una parola, non si deve dare ciò che avanza, ma ciò stesso che mettiamo nel nostro piatto: condividere il cibo.

Troppo spesso si corre il rischio di mangiare troppo, togliendo il cibo dalla bocca dell’affamato. Infatti molti dei nostri cibi sono prodotti nei Paesi dove si patisce la fame e di fame si muore.

Quando anche da noi molti campavano con poco, con fame o ai limiti della fame, non ci si accorgeva di chi stava come noi o peggio di noi, se non nelle cosiddette “giornate missionarie”, quando i poveri davano molto e i ricchi spesso condivano una scarsa offerta con lacrime di compassione.

Oggi però sappiamo. Perfino certe TV, che arricchiscono i ricchi, riferiscono della povertà e della fame nel mondo. Io che cosa faccio? Noi che cosa facciamo? I politici potrebbero fare a meno di sbranarsi a vicenda, per affrontare seriamente cose serie, come la morte per fame?

Ci sarà sempre chi ha bisogno di noi. Lo sapeva e lo disse Gesù:” I poveri saranno sempre tra voi!” Era una costatazione, che non invitava a non curarsi di loro, fatalisticamente, ma ad aiutarli.

GCM 21.04.14