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Ogni povertà

Ultimamente è morto un sacerdote, leone ruggente a favore dei poveri. Anzi per i poveri e per gli emarginati aveva creato un’opera, per dar loro sollievo, affinché potessero uscire dalla loro situazione difficile.

Poi la stessa persona difendeva divorziati, devianti, gli impudichi di qualsiasi genere, e si scagliava contro l’autorità ecclesiale, perché non li lasciava nel loro stato. La povertà materiale era da combattere, la miseria spirituale da conservare.

Altra è la comprensione per chi è ripiegato sotto le miserie spirituali, altro è l’approvazione  diretta o indiretta, implicita o esplicita (quella passata come larghezza di idee e modernità di giudizio).

Le difficoltà fisiche, psichiche, spirituali sono molte e presenti. Come, per esempio, la medicina cerca di sollevare quelle fisiche, la psicoterapia quelle psichiche, così la Chiesa è istituita da Gesù per sollevare le difficoltà spirituali, chiamate peccato.

Il Vangelo di Giovanni recensisce molte parole di Gesù, che dice con chiarezza quali sono i mali spirituali, li vede con compassione,  e vuole che le persone se ne liberino.

Quando Gesù si trova davanti a un’adultera, la comprende e l’aiuta. Poi però conclude: “Io non ti condanno, ma in futuro non peccare!”. La vera pietà e la netta compassione per il peccatore deviante, non è quella di appoggiare il peccato, ma quella di restituire la persona legata dal peccato, alla propria dignità umana, e quindi spirituale. Infatti, per Gesù, chi pecca si rende schiavo del peccato. E Gesù è venuto per liberare ciò che il “maligno” tiene imprigionato in qualsiasi modo.

Certamente Gesù non si adegua al nostro criterio nello specificare peccato e non-peccato. Ma chiede di adeguarci al suo criterio per operare davvero una liberazione.

GCM 23.05.13