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Costruire la città

La polis era stata voluta dalle persone per creare un luogo di sicurezza e di pace.

Oggi sembra che i politici (custodi pubblici della polis) si diano da fare per mantenere i cittadini in continua fibrillazione. Non solo per l’aumento dei contributi in tempo di crisi, ma anche per la perenne arte di azzannarsi, quasi per offrire ai cittadini un rinnovato spettacolo circense.

Quindi le fondamenta della polis sono divelte e la polis naviga nell’incertezza.

Il rimedio? Certamente non sta nella mutazione delle istituzioni, ma piuttosto nel cambiamento degli animi. Sembra che chiedere ai nostri politici e ai nostri cittadini di alimentare le forze interiori della concordia, sia una richiesta di dementi.

Il cuore si cambia, se la mente insegue la verità, la bellezza della verità. Però per cogliere la bellezza della verità, è necessario essere adeguati, con un sentimento che riesce ad elevarsi.

Rivoluzione, rottamazione, capovolgimento, distruzione e consimili, sono gli atteggiamenti di coloro che devono “costruire” la polis. Perciò si riuscirà anche a cambiare, ma non a costruire. Cambiare è un’azione materiale, costruire è un’impresa dello Spirito.

Purtroppo oggi è più urlato il cambiamento, e più sottaciuta la costruzione.

Secoli addietro, un grande riformatore e benefattore degli uomini (gli effetti della sua opera sono sperimentati da alcuni di noi) segnò l’inizio del suo prezioso lavoro, emettendo lo slogan: “sono venuto non per abolire, ma per completare!”. La sua lezione spesso non è capita neppure in quei nuclei di persone, che dicono di seguire le sue indicazioni.

Quante mini e maxi inquisizioni sono ancora attive!

12.01.14