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Home > META > Articoli 2020 > Manzoni scrisse il suo romanzo imperituro. Scrivendolo da buon settentrionale, il Signor Lisander, che possedeva un orecchio fine, sentiva che la sua lingua, quella adoperata per il romanzo, mancava di una certa armonia, e quindi provò la necessità di confrontare il suo italiano con quello toscano, per superare certi stridori. Immerse il proprio romanzo nella parlata toscana e lo trasformò in uno scritto italiano. Questa operazione di lavaggio dell’italiano settentrionale dentro l’ambito toscano, egli lo descrisse come uno “sciacquare i panni in Arno”. Ne uscì lo stesso scritto, eppure diverso.Mi garba utilizzare la stessa parola per accennare alla nostra risurrezione.Dopo la nostra morte, noi entreremo nella risurrezione di Gesù. Saremo sciacquati, o risciacquati, nella sua risurrezione: rimanendo noi stessi, ma trasformati in “nuove creature”.Un fenomeno simile già l’abbiamo subìto, senza accorgercene sensibilmente, ma cogliendone il valore attraverso la fede soltanto.Il battesimo, infatti, ci fa uscire dall’acqua come creature rifatte. Proprio come i panni del tintore, che quando escono dal bagno colorante sono ancora quelli, ma trasformati. Il battesimo si ricollega al verbo “baptò”, il verbo adoperato proprio dai tintori, quando immergevano i panni nella caldaia.Alla fine dell’esistenza nel tempo, saremo risciacquati nella Risurrezione di Gesù, e perciò “completamente” risorti in lui, trasformati grazie alla sua risurrezione.Non è uno staccarsi dell’anima dal corpo, per divenire “l’angelica farfalla”, come scrive Dante. E’ un nuovo modo di essere sempre noi stessi.Gesù ha parlato della sua e della nostra risurrezione. Poi, risorgendo, ha detto: "Ecco come sarà anche per voi!”. GCM 20.11.13

Manzoni scrisse il suo romanzo imperituro. Scrivendolo da buon settentrionale, il Signor Lisander, che possedeva un orecchio fine, sentiva che la sua lingua, quella adoperata per il romanzo, mancava di una certa armonia, e quindi provò la necessità di confrontare il suo italiano con quello toscano, per superare certi stridori. Immerse il proprio romanzo nella parlata toscana e lo trasformò in uno scritto italiano. Questa operazione di lavaggio dell’italiano settentrionale dentro l’ambito toscano, egli lo descrisse come uno “sciacquare i panni in Arno”. Ne uscì lo stesso scritto, eppure diverso.
Mi garba utilizzare la stessa parola per accennare alla nostra risurrezione.
Dopo la nostra morte, noi entreremo nella risurrezione di Gesù. Saremo sciacquati, o risciacquati, nella sua risurrezione: rimanendo noi stessi, ma trasformati in “nuove creature”.
Un fenomeno simile già l’abbiamo subìto, senza accorgercene sensibilmente, ma cogliendone il valore attraverso la fede soltanto.
Il battesimo, infatti, ci fa uscire dall’acqua come creature rifatte. Proprio come i panni del tintore, che quando escono dal bagno colorante sono ancora quelli, ma trasformati. Il battesimo si ricollega al verbo “baptò”, il verbo adoperato proprio dai tintori, quando immergevano i panni nella caldaia.
Alla fine dell’esistenza nel tempo, saremo risciacquati nella Risurrezione di Gesù, e perciò “completamente” risorti in lui, trasformati grazie alla sua risurrezione.
Non è uno staccarsi dell’anima dal corpo, per divenire “l’angelica farfalla”, come scrive Dante. E’ un nuovo modo di essere sempre noi stessi.
Gesù ha parlato della sua e della nostra risurrezione. Poi, risorgendo, ha detto: "Ecco come sarà anche per voi!”. GCM 20.11.13