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Legge e libertà 

Leggendo a cuore aperto l’episodio del paralitico guarito a Gerusalemme, da Gesù, trovo la lode della libertà.

Per i custodi della legalità, la grazia, il dono della guarigione, non è poi una cosa molto importante.

Gesù libera il paralitico dalla malattia: “Alzati” è comando che guarisce la persona; “Prendi la tua brandina” è superamento della legge rigida del riposo sabatico.

Per Gesù (e per noi con Gesù) l’uomo è un valore fisso, le leggi sono naturalmente applicabili o trascurabili. Se aiutano l’uomo e la società, ben vengano: anche Gesù al miracolato indica di recarsi all’allora ufficiale sanitario, che era il sacerdote del tempio. Se non aiutano oppure ostacolano l’autentica vita e la pace dell’uomo, è bene non badarci.

Evidentemente questo vale per tutte le leggi, anche per quelle imposte da qualsiasi autorità religiosa: Gesù, in diverse occasioni, ci ha impartito l’esempio.

Una legge può nuocere l’uomo, anche quando è causa di inconcepibile tormento psichico, come è il caso dei cosiddetti scrupoli.

La liberazione prodotta da Gesù non è un lento processo, ma una realtà subitanea. Nell’episodio citato leggiamo: “E immediatamente l’uomo ottenne la salute” (Gv 5, 9).

Questa immediatezza la troviamo frequentemente nell’intervento di Gesù: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, “Alzati e cammina”. Non invece con il cieco nato, al quale viene richiesta la collaborazione: “Va a lavarti”.

In ogni caso Gesù salva sempre.

20.09.19