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Immaginare Dio

Sì, è vero, come scrive uno scrittore di spiritualità, che noi possiamo idealizzare Dio secondo un’immagine inopportuna, e poi adorare questa immagine, inciampando in una subdola idolatria. Però il cancellare le nostre imperfette immagini di Dio, potrebbe condurci a un vuoto mentale, durante la preghiera, che quasi assomiglia al vuoto cercato dal Buddhismo.

Ma non è possibile cancellare ogni immagine, dal nostro pensiero e dal nostro colloquio di preghiera con Dio. Non solo non è possibile, ma non è voluto da Dio, il quale non si lascia imprigionare nelle nostre idee, eppure sa che ogni nostra facoltà serve al colloquio con lui: amare Dio con il cuore, con la mente, con tutte le nostre (nostre, non astratte) forze.

Gesù sapeva che “Dio nessuno l’ha mai visto”, eppure proprio l’Unigenito che sta dentro il Padre, ci ha raccontato Dio.

Quando colloquiamo con Dio nella preghiera, l’apice del pregare è il silenzio, però ciò non significa uccidere la fantasia, ma solo rettificarla.

Non sarebbe gradito al Creatore dell’uomo, se per adorare Dio, l’uomo tacitasse una sola delle proprie capacità, o riducendo tutto all’intelletto, o tutto alla volontà, o tutto al sentimento e alla fantasia.

Il fatto che Gesù ci abbia educato a sentire Dio come Padre, indica che Gesù ha valorizzato mente, sensibilità e fantasia per incontrare Dio.

Gesù procede in un  passo, impensabile per coloro che vogliono annientare la fantasia, per attuare il  loro ideale di perfetta astrattezza. Gesù ci chiede di guardarlo, perché chi vede lui vede il Padre.

Proprio il nostro continuo guardare Gesù, il dolce e forte Gesù, rettifica la nostra fantasia idolatra, per scoprire il Padre.

GCM 01.02.10