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Famiglia

Gesù riprende la frase consueta nel suo tempo: “Regno di Dio”. Eppure quando egli parla con il Padre, non lo chiama mai re. Ricordo Teresa d’Avila, che affettuosamente si rivolgeva a Dio, con l’appellativo di “Maestà”. Non era l’appellativo usato da Gesù.

Padre: dal regno alla famiglia. La necessità di svelare agli uomini di essere famiglia, non sudditanza. Non poteva agire diversamente, perché egli proveniva da una famiglia: dalla piccola famiglia di Nazaret; dalla immensa famiglia Trinitaria.

Incarnato, Gesù portò nel mondo, anzi riscoprì in esso, l’atmosfera trinitaria, la “famiglia” di Dio.

L’insistere su Dio, in quanto Padre, era una sua esigenza vitale, affinché l’uomo Gesù fosse in armonia con il Figlio di Dio. Era un’esigenza per vivere e scoprire il suo posto nella creazione, che fu compiuta attraverso di lui. Però fu anche un “riedificare” l’uomo nella costituzione nativa di figlio di Dio.

Per lui non fu facile spogliare l’uomo dalle superfetazioni delle culture peccaminose (il peccato del mondo), per liberare l’uomo autentico, orpellato dalle culture. “Così non era all’inizio”: Gesù dice per correggere le devianze pseudoreligiose dei sacerdoti e degli scribi, e riportare le persone al gusto primitivo di essere famiglia.

Noi famiglia di Dio, prolungamento della famiglia Trinitaria, che crea il mondo e l’uomo secondo il suo progetto, speculare della vita Trinitaria. Quando si esclude la Trinità dal nostro vivere quotidiano, allora è naturale divenire lupi, gli uni verso gli altri.

Quando si esclude la Trinità dal nostro vissuto, resteremo sempre affannosamente incompiuti.

GCM 12.01.10