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Preghiera di abbandono

Per le cose possibili, si prega il Padre; per le cose impossibili ci si affida al Padre.

Sono possibili tutte le cose che il Padre ci indica o ci comanda. Se mi comanda, la cosa è indiscutibilmente possibile: soltanto essa deve esser compiuta con Lui e in Lui. Tutto ciò che Dio comanda, egli che conosce la nostra debolezza, è a nostra portata, sempre con il suo aiuto. Dio è intelligente e conosce i limiti delle nostre forze. Per esempio, è possibile amare i nemici, pregare nel segreto, fare agli altri ciò che desideriamo sia fatto a noi stessi. Insomma, tutto quanto nel Vangelo, nato dalla tenerezza di Dio, è indicato, è fattibile. Con la grazia, invocata dalla preghiera.

Poi nella vita incontriamo situazioni impossibili, da affidare nelle mani di nostro Padre, che noi sappiamo essere onnipotente. Una di queste cose impossibili è cambiare il carattere o la permalosità dei testardi. Per noi ciò è impossibile. Come è impossibile arrestare un terremoto, o guarire da una malattia grave. Allora il nostro atteggiamento è quello di affidare tutto nelle mani di nostro Padre. Lui sa come, se e quando risolvere la situazione per noi incresciosa.

E’ liberatorio affidarsi al Padre. Invece il pregare per compiere la volontà del Padre comporta sempre l’impegno, e non sappiamo se il nostro impegno è stato sufficiente. E la preghiera diventa sempre richiesta di aiuto, oltre che esplosione di lode.

L’affidarci al Padre è liberatorio, perché tutto dipende da lui, e noi ci abbandoniamo alle braccia del Padre, come un bambino finita la poppata si lascia cadere nelle braccia della madre e si abbandona in lei con tutto il peso del suo corpicino: così si esprime il salmo. Così sperimentiamo noi, quando davvero ci lasciamo andare al Padre.

GCM 16.02.10