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Dio festante

Dio è preoccupato per noi, ma Dio è anche felice per noi.

Possiamo contribuire alla felicità del Padre. Nella Trinità il Padre è felice per il Figlio e per lo Spirito. Non per nulla le intuizioni teologiche parlano di una “danza trinitaria”: pericoresi.

Eppure anche noi, figli nel Figlio, possiamo contribuire alla “felicità” del Padre.

Si fa più festa in cielo per un peccatore pentito, che non per novantanove giusti, che evitano la conversione.

Era necessario festeggiare (autenticamente festeggiare) per questo tuo fratello, che era morto ed è ritornato a vivere.

Troppo spesso mi sentivo ripetere da giovane che Dio era dispiaciuto per le mie marachelle, e mai ho sentito dire che Dio mi faceva festa ventitré ore e cinquantasette minuti al giorno per le mie serene giornate. Il dispiacere di Dio sottolineato e la festa di Dio cancellata.

Dio che è amore, è necessariamente bellezza e perdono.

Quando noi facciamo la volontà di Dio, Egli è compiaciuto. La volontà di Dio, compiuta sempre da Gesù, fino al suo ultimo salire a Gerusalemme, era eseguita costantemente e sempre “in salita”, fino alla salita del Calvario e alla salita nell’Ascensione.

La volontà di Dio, compiuta da noi, è frequentemente una volontà saliscendi a causa della nostra debolezza. Eppure ci dimentichiamo che è compiere la volontà di Dio, dopo la caduta nel peccato, il ritorno nel pentimento. Pentirci è compiere la volontà di Dio.

Questo modo di compiere la volontà di Dio, è proprio di noi, deboli e peccatori. E anche noi, peccatori, possiamo contribuire alla festa di Dio, pentendoci come il “figliol prodigo”.

GCM 10.11.09