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Gioia di Dio

La gioia quotidiana sgorga dalla coscienza di essere immersi nella Trinità.  Gioia che si moltiplica, quando entriamo in quella fornace di Trinità, che è la Messa.

Ogni segno di croce, che noi tracciamo su noi stessi o sugli altri, è una rinnovata attenzione a questa realtà, che vive in noi. Essere di Dio, essere suo popolo e gregge del suo pascolo (come recita il salmo) è già una gioia. Però essere in Lui, trascinati dal Figlio nella Trinità, è un mistero di tripudio. Riposare con tutti noi stessi in Dio, ci riempie di sorprendente meraviglia e dolcezza, ogni volta che lo Spirito Santo ci conduce a toccare la realtà di Dio.

Purtroppo spesso ci sottraiamo a questa gioia: altri allettamenti ci sorprendono e noi li seguiamo. E’ la solita (e quotidiana) storia di Eva: perdere il bene di Dio e i suoi doni, per provare altre vie, che sappiamo proibite e che pure affascinano...per poi trovarci fuori del giardino di Dio, ossia della gioia dello Spirito Santo.

Eppure si tratta di un istante: tutto sta nel primo momento, riuscire a dire no subito, all’inizio, senza il rimpianto di ciò che potremmo godere. Gli Alcolisti Anonimi sono convinti che il primo bicchiere li tradisce.

Perdere la gioia di Dio, per un piacere sfuggente. E’ una scelta, che a mente fredda giudichiamo insensata, ma che a desiderio caldo crediamo utile. E non è sufficiente ricordare le sconfitte e le perdite di gioia  del passato. Di fronte a un nuovo allettamento, l’intelligenza si congeda e il ventre padroneggia.

Chi ci libererà da questo corpo mortale? E’ la domanda di Paolo. E la sua risposta è perentoria: Gesù!

La preghiera con Gesù, ci mantiene nella gioia di Dio.

GCM 21.01.10