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Il male

Perché, Gesù, tendiamo verso il male, se siamo tue creature? Figli di un Padre tutto luce, buonissimo?

Eppure c’è in noi del bene: dei fanciulli è il regno dei cieli. Forse l’educazione e la società ci inducono al male: l’avversario crea la cosiddetta civiltà, la quale più si avanza e più si corrompe?

Sono sicuro che il male non deriva da te, mio Dio. Da te deriva soltanto il limite, perché non possiamo esser dei, sebbene la tentazione a diventare dei, assoluti, è sempre alle porte.

Tu, mio Dio, sei; noi siamo meramente possibili, cioè persone che si possono ancora fare, che possono essere, il precariato dell’esistere.

Siamo posti in condizione di diventare o di regredire, di continuare l’infanzia o di negarla.

Non possiamo essere totalmente buoni, perché la nostra bontà è limitata. Il limite della bontà è il male.

Dentro questi limiti si destreggia la nostra scarsa, eppure reale, libertà.

Tu, mio Gesù, ti allei alla mia possibilità di bene, e la stimoli. Creato buono e redento per essere migliore. “Mirabilmente creato e più mirabilmente ancora rifatto”.

Mi piacerebbe essere scorrevolmente buono, quasi per assomigliare a Dio. In questo senso fu tentata Eva: essere aperta al bene e al male, posti sullo stesso piano, senza altra fatica, che quella di addentare un frutto.

La mia bontà, regalata all’inizio della vita, ora è effetto di una mia scelta, che Dio sostiene. Scelta talvolta aggravata dal peso della croce, eppure sempre attuabile, se Tu non mi induci in tentazione.

I misteri del bene e del male si incontrano nel mio petto, nel mio cervello?

GCM 13.08.08