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Nomi di Dio

Mi imbatto frequentemente con una persona, che ricorda come indigesto il Dio dell’Antico Testamento. Questa persona quando ricorda l’amore di Dio, lo assimila al nostro povero modo di amare.

Capisco che nel profondo di questa persona gioca il suo modo di amare e di essere amata dai genitori, evidentemente non perfetti.

Forse questa persona ha scambiato il modo di descrivere Dio nel Vecchio Testamento, come quello fosse Dio stesso.

Nessuna descrizione di Dio corrisponde a ciò che Dio è. Le parole, per quanto soavi o forti, non contengono la presenza materiale di Dio.

 Lo scrittore dell’Antico Testamento, era ovvio che parlasse della grandezza di Dio, usando gli stessi termini, magari enfiati a dismisura, con i quali a quei tempi era espressa la dignità dei grandi della terra, sapienti o re che fossero stati.

Il Dio guerriero, vendicativo, terribile, null’altro era che il modo umano di quel tempo per indicare maestà e grandezza.

Accanto alle parole violente, la Bibbia ricorda Dio come pastore, tenero alla stregua di una madre, provvidenza. Neppure questi termini devono essere ontologizzati. Anch’essi sono indicazioni e metafore per aiutare a intuire Dio.

I nomi di Dio sono aiuti per intuire l’inesprimibile, ma non sono mai descrizioni, più o meno giornalistiche, di Dio.

Eppure senza quei nomi noi non avremmo potuto sapere qualche cosa di Dio. Il nome di Dio è una condiscendenza di Dio alla nostra ristretta capacità di pensare a lui, è un aiuto ad avvicinare il nostro cuore alla sua persona, proprio mentre la sua persona si avvicina a noi. Il grande aiuto è Gesù: chi vede me, vede il Padre.

GCM 07.07.08