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Silenzio e Parola

   Se il silenzio non genera la parola, le nostre parole restano inutili. E se il silenzio non segue la parola, le nostra parole sono sterili.

   La parola è il fiore raro che si sviluppa nel tuffo del silenzio. Dio è il silenzio infinito, pieno di gioia, poiché pieno di amore, e perciò nel silenzio amoroso di Dio nasce e si afferma la Parola, il Verbo.
 
   Silenzio è l’annichilimento di Dio, che dona se stesso in Gesù, nascosto nel silenzio della “kenosi”. Qui nasce l’intuizione della liturgia di Natale, che richiama la voce della Sapienza: “Quando il silenzio dominava tutto, la tua parola onnipotente venne tra di noi”:
Silenzio favorito dalle nostre umiliazioni e frustrazioni quotidiane, vissute nell’accettazione e nella sottomissione. La frustrazione genera energia, l’energia può sempre essere spinta. Diventa spinta verso l’alto, per chi è proteso verso l’alto. Gesù e i santi sono presenti a questo elevare il silenzio dell’umiliazione verso la contemplazione.

   Nella contemplazione, dolce e silenziosa, la parola di Dio raggiunge il nostro cuore.

   La morte è l’immersione nel pieno silenzio. Eppure proprio allora la parola di Dio, sicura e creatrice, ridesta l’uomo a se stesso. A tutto se stesso, compresa la sua svelata potenzialità all’infinito: risurrezione.

   Nei grandi silenzi, la sorgente delle grandi opere, che sono sempre opere di Dio. Dio opera “dicendo”: fiat. Si faccia, diventi. Egli opera, dopo che all’inizio la terra era “deserta e disadorna”, nell’ombra (Genesi 1,2): il silenzio assoluto, che Dio crea all’inizio, pur immettendo quell’energia cosmica, cioè lo Spirito di Dio, sulla superficie delle acque.

   GCM 29.10.07