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Dio, prossimo

L’esperto in legge ebraica, dopo aver ricordato i due “comandamenti” (consigli e prescrizioni) dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, per giustificarsi (diventare giusto?) chiede a Gesù: “Chi è il mio prossimo?”.

Perché non ha chiesto: “Chi è Dio?”. Forse questo lo dava per scontato, lui che era un teologo. Eppure non conosceva né l’uno, né l’altro.

Dalla Parola di Dio, siamo illuminati sia riguardo al prossimo, che riguardo a Dio.

Il prossimo, secondo la parabola di Gesù, non esiste come situazione già data e scontata. Il prossimo è colui che noi facciamo nostro prossimo con la nostra solidarietà. Il Samaritano rende suo prossimo l’aggredito sanguinante che giace mezzo morto sulla strada. E’ un prossimo che si acquista dinamicamente, operando con cura, non è un ente statico, trovato in confezione garantita.

Il cristiano è dinamico, come Dio, che chiede la collaborazione degli uomini per completare la propria opera di amore, è dinamico: il Padre opera sempre.

Chi è Dio?

Risposte filosofiche (essere perfettissimo, primo motore immobile, ecc.) e teologiche sono insufficienti a descrivere chi è al di là di ogni cattura, mentale o emotiva, prodotta dall’uomo. I novantanove aggettivi del Corano, sono un semplice commovente sforzo, ma non una cattura mentale o pratica di Dio.

Proprio al di sopra delle mille ricerche umane su Dio, ecco Dio che si manifesta in Gesù. Quell’esperto di legge non poteva conoscere Dio, perché non conosceva Gesù.

Infatti Gesù è l’icona del Dio invisibile”, secondo la bella illuminazione di Paolo di Tarso (Col.1, 15 ss.). Dio immette in lui la sua stessa pienezza. Egli precede la creazione, la compie nella Chiesa, e la porta a totalità. Perciò Gesù afferma: “Chi vede me, vede il Padre”. In Gesù vediamo l’invisibile.

GCM 17.07.07