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Anelito d’amore

Non riusciamo ad amare Gesù, come il nostro desiderio (o la nostra avidità?) vorrebbe, perché non ci lasciamo amare totalmente da lui.

Giovanni: questo è l’amore, cioè lui ci ha amati per primo.

Lasciarci amare. E’ la cosa più desiderata, più agognata. Ma quando l’amante è Dio, ci prende il terrore. Anche Pietro, su permesso di Gesù, si getta dalla barca per incontrare Gesù sulle onde. Ma poi teme. E’ troppo grande ciò che egli sta facendo, ciò che si è incuneato nella sua esistenza: un fatto divino. Sta vivendo la stessa esperienza di Gesù, che avanza sopra l’acqua: si sente trascinato fuori dalla propria esperienza giornaliera. E teme, e sta inabissandosi, proprio lui che la parola di Gesù aveva elevato a un livello speciale, divino.

L’amore, che Dio ci dona, è un amore di caratura straordinaria, che ci trascina in su, verso la regione del perdono e della comunione. Poteri divini, questi. Come poveri uomini siamo incapaci di perdonare e di comunicare, di perdono e di unione. E’ un piano da  vertigini, dove il nostro povero egoismo si trova disorientato.

Eppure questo è il piano di Dio, misericordia e comunione, Gesù donato e Trinità.

Accettare nella nostra vita Gesù e lo Spirito trasmettitore di Trinità, non è facilmente digeribile dal nostro volar basso e starnazzare.

Eppure la salvezza è qui: lasciarci amare per riamare. Non temere l’amore. Invocarlo, anche se sentiamo che l’amore di Dio ci rapisce. Perché Dio ama davvero e senza limiti.

Il nostro non saper amare, ci costringe al pianto. Può diventare pianto d’amore, anche questo semplice, sofferto desiderio di amare.

GCM 18.08.08