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Nutrirsi delle colpe

“Si nutrono del peccato del mio popolo, e sono avidi della sua colpa”.

E’ questo un bruciante rimprovero, che il profeta Osea scaglia contro i sacerdoti traviati del suo tempo.

E’ il peccato dei preti e dei politici di oggi? Oppure ci siamo liberati di questo obbrobrio?

La politica si colloca costantemente su questo versante. Si travia il popolo con false prospettive, con affermazioni menzognere corredate da sicumera. Si mantiene la gente nell’ignoranza, per ricavarne appoggio e voti. Con i voti i politici si nutrono. La gente tenuta nell’ignoranza, è l’oggetto dell’avidità dei potenti.

E’ così anche nelle religioni? E’ sufficiente guardare ai fautori religiosi dell’estremismo terroristico, per farci una sfumatissima idea di  quanto i potenti si nutrano di sangue.

E’ così anche nella Chiesa?

Mantenere la gente nella soggezione, nell’incapacità di pensare liberamente, di darsi con pienezza al Vangelo, genera dei sudditi tremebondi, che alimentano l’ambizione dei carrieristi. Le pene e i castighi subiti dai santi, per renderli mansuetamente sottomessi al potere, non sono una fantasia degli illuministi, ma storia davanti agli occhi di tutti.

La tentazione di nutrirsi degli errori degli altri, di mantenerli nell’errore, di essere avidi della colpa degli altri, di tendere lacci per farli cadere e poi riempirsi la bocca di condanne, non è un evento del tutto occasionale.

Se nella Chiesa non agisse lo Spirito Santo, che continua a purificare la “sposa di Cristo” dai suoi errori, anche la Chiesa crollerebbe nel nutrirsi delle colpe dei credenti.

GCM 24.06.10,  pubblicato 14.09.10