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L’unione della carità

Una donna ortodossa viene nella chiesa cattolica per conferire con un frate circa un suo problema. In città c’è una chiesa officiata da un pope ortodosso. Perché?

E se questo fosse un segno dal basso, che indica un avvicinamento sereno? Poter accostarci gli uni agli altri senza pregiudizi.

L’avvicinamento è realizzato già nell’Eucaristia e nei sacramenti, nella teologia e nella mistica. Che cosa ancora manca per completare l’unione?

Il distacco si iniziò tra i vertici: il Patriarca di Atene contro il Patriarca di Roma. Il punto più scottante è ancora il primato del Vescovo di Roma su tutto il mondo cristiano. La povera gente, noi, siamo stati influiti dalla posizione dei Vescovi. E, sotto molti aspetti, giustamente.

Però anche i vertici stanno togliendo gli ostacoli. Il Vescovo di Roma e il Vescovo di Costantinopoli (la seconda Roma) hanno ritirato, per grazia di Dio, le reciproche scomuniche. Il Vescovo di Mosca (la terza Roma) si sta aprendo per accogliere il Papa, in un ravvicinamento significativo.

Mosca e Costantinopoli rifiutano di sottostare al Vescovo di Roma, pur riconoscendone la posizione di funzione della carità per l’unità.

Quando si riconosceranno fratelli, nell’unica fede nel Signore Gesù, la carità dello Spirito farà in modo che tutti scopriranno che sono fatti per servirsi reciprocamente, donando alla cristianità intera la carità dello specifico servizio al Corpo di Cristo.

L’unione si compie nell’amore dello Spirito Santo.

Come negli strati “bassi” della Chiesa (ma nella Chiesa esiste tra gli uomini un alto e un basso?), il prete cattolico accoglie e consiglia, per amore, una donna ortodossa.

GCM 14.01.10