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Tre grazie

Nella giornata tre episodi possono indurci a intensità di preghiera, (spesso sentita in noi).

L’episodio quotidiano è la Messa. Il concentrarci a riconoscere  e amare Gesù presente nella santificazione del pane e del vino. Gesù davvero tra noi, davanti a noi: è una situazione che esalta la nostra fede e ci pone al contatto reale con il Cristo, che è presente, ci guarda, ci ama, e condivide il nostro pregare il Padre. E’ un episodio di grande intimità e di dolce riconoscenza per il dono del Padre, che è proprio con noi.

Un secondo episodio si avvera molto raramente: l’essere trasferiti dentro una adorazione profonda e gioiosa di Dio. Il Padre ci mostra la sua dolcezza, soprattutto durante la preghiera. Il dialogo con lui si fa commovente perché avvertiamo nella fede la presenza del Padre e della Trinità. Non sappiamo come la cosa si formi, eppure l’avvertire la presenza del Padre non si può cancellare. Essa è certa. Lui c’è: si tenterebbe di dire: “Tu sei qui, io sono in te!” e lo smarrimento, nella dolcezza, pervade tutta la persona, fino al fremito.

Un terzo momento di pieno abbandono accade quando siamo nella preghiera, e non riusciamo a pregare. Si può ripetere a Gesù o al Padre: “Io non so pregarti, nulla in me si muove verso di te!”  a forza di ripetere sempre più lentamente “Io non so pregarti!” raggiungiamo il fondo della nostra nullità, ma restiamo sempre lì, in atteggiamento di preghiera. A poco a poco avvertiamo tutta la nullità di noi stessi, e ne siamo contenti: nel nostro nulla si riversa la soavità del tutto, la soavità di Dio.

Più il vuoto si allarga in noi, più posto si presenta all’empimento di Dio. L’ Altissimo ha bisogno della nostra bassezza, come di quella di Maria, per riversarsi in essa.

GCM 07.01.10