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Pregando dite

Pregare. Il Padre già conosce ciò di cui abbisogniamo. La preghiera ci stimola a diventare coscienti dei nostri bisogni e delle nostre difficoltà, che poi, identificate, diciamo al Padre.

Ma prima di accorgerci delle nostre difficoltà (il pane, il perdono, la tentazione, il maligno) la preghiera ci fa ricordare la grandezza (nei cieli) e la tenerezza (Padre) di Dio. Ricordarci di Dio coincide con il nostro parlargli.

La preghiera ci assicura che lui è Padre, l’unico Padre degno di questo nome, che noi riconosciamo santo e che desideriamo si manifesti a noi, mentre accettiamo la sua immensità (regno) presente nel mondo.

La preghiera è il ponte, che serve a unire la volontà amorosa di Dio che vibra in cielo, con la stessa volontà che agisce sulla terra. Il ponte è la preghiera, proprio perché essa include la persona di Gesù. Infatti dove si attua la sua parola (come nella preghiera del Padre nostro, passata nel nostro cuore e sulle nostre labbra) ivi è presente ed efficace la sua Persona: quella persona che unisce in sé cielo e terra, volontà amante di Dio sia nel cielo (Dio) che sulla terra(uomo).

Pregare è il ponte che porta il cielo in terra, e la terra in cielo. Non solo perché la preghiera ci associa all’attività primaria degli angeli, ma anche perché la preghiera ci assicura che la nostra “habitatio est in coelis”, il nostro ambiente usuale è in Dio.

Il Padre nostro, non è una formula, è un modello di preghiera, è un vivere oggi e sempre la vita di Gesù, un sentirci immersi nella vita e nell’amore di Dio.

GCM 23.02.10