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Volere Dio

I santi ci sconfiggono. Non per le loro penitenze o per i loro miracoli. La santità non si annida nei flagelli o nelle opere meravigliose. Essa è semplice e totale adesione a Dio.

I santi ci superano nel loro aderire a Dio, ossia nell’essere posti accanto al Padre con la loro fede.

Credere. Meglio: voler credere, anche quando troppe voci, interne ed esterne, ce ne dissuadono. Il credere, essendo azione dello Spirito Santo che zampilla in noi verso la vita, non patisce sconfitte, se noi non le vogliamo!

Volere. Giuseppe da Copertino scrisse che l’unica facoltà che è in nostro potere, è la volontà. E la volontà è l’unica offerta che noi posssiamo fare a Dio.

Gesù l’aveva compreso ed attuato. “Io faccio sempre ciò che è gradito al Padre”. La lotta tra l’uomo e Dio si svolge nell’agone della volontà.

Solo con la volontà, anche secondo il volontarismo bonaventuriano e scotista, si aderisce a Dio, o ci si allontana da lui.

Ma affinché la volontà si muova, è necessario che prima Dio ci attragga. E’ la storia della noce offerta a un bambino, secondo l’immagine di S. Agostino.

Dio ci attrae tanto, da avvincere la nostra volontà? O meglio: perché non ci siamo lasciati attrarre da Dio, quando lui spandeva in noi la sua dolcezza? Che cosa ci ha trattenuto?

La luce del peccato, come il mito di Adamo. Ciò che ci allontana da Dio è bello da vedersi e piacevole al palato.
La predominanza dei sensi sull’affettività.

E la volontà, anziché decidersi dignitosamente per Dio, si è lasciata avvincere dal gorgo dei sensi. Forse perciò i santi punivano i sensi, anziché elevarli.

GCM 18.09.10