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Poveri e pace

Segni contraddittori, come sempre. Bush si accorda con Putin per la diminuzione dello spaventoso arsenale nucleare: questa potrebbe essere un segno di avvio verso la pace. Bush e Putin, due giorno dopo si accordano per coordinare le forze armate: segno di guerra.

Fino al presente Russia e USA hanno giocato alla guerra, mostrando reciprocamente i denti ringhiosi delle bombe atomiche, ma con nessuna intenzione di azzuffarsi, e intanto tenendo il mondo in tensione.
    Abituate a giocare alla guerra, ora si trovano in procinto di giocare alla pace senza volerla davvero, e intanto illudendo il mondo e propinando il loro interesse economico, quello delle multinazionali.

Gioco di pace e non decisione di pace, è il mettersi a fare i poliziotti armati del mondo, con licenza di uccidere, come ai tempi della seconda guerra mondiale.
    Gioco di pace è la non immediata conversione delle spese per i costosissimi armamenti, in reali aiuti ai poveri del mondo. Si vede proprio che il gioco della pace, in questo periodo, rende di più alle multinazionali che non il gioco della guerra.     Anzi, siamo in un periodo in cui i due giochi si assommano, e i guadagni aumentano.

Raoul Follereau, ai suoi tempi, aveva invitato Russi e Statunitensi a rinunciare alla fabbricazione di un solo superbombardiere per parte e a devolvere alla cura della lebbra il denaro corrispondente risparmiato: si sarebbe risolto per sempre il problema della lebbra sulla terra, senza turbare l'equilibrio delle forze. Risultato: il mondo è ancora infestato dalla lebbra, e i due superbombardieri oggi sono ferrovecchio.

Il termometro della pace non è l'agiatezza dei paesi ricchi, ma la miseria dei paesi poveri. Fino a che esisterà la miseria (e i mestatori che strumentalizzano la miseria), la pace resterà inquieta.
    Quando il benessere si espanderà ovunque, con la diminuzione dell'agiatezza del Nord per riversare nel Sud il corrispondente gettito a favore dell'innalzamento della miseria al livello di dignità umana, allora sorgeranno prospettive reali di pace, se evidentemente, nel contempo, il cuore degli uomini accetterà di essere educato alla pace.
    Quella vera, non un gioco.

GCM       25.05.02