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I due piani

Ho continuato a dire e anche a urlare, e loro si sono tappate le orecchie. Ci risiamo al martirio di Stefano, quando egli diceva di vedere i cieli aperti, e i suoi lapidatori si turavano le orecchie.

 Ai superficiali essi appaiono come solerti uditori delle mie parole. Invece mi ascoltano per quel tanto che fa loro comodo o che serve loro per combattermi.     Infatti ascoltano le mie parole e si fanno belli nel ripeterle. Ma la loro vanità gli impedisce di penetrare nello spirito che mi fa parlare. Gesù era vittima della superficialità degli altri, tanto che le sue parole erano prese e stravolte. Egli parlava del regno dei cieli, e lo condannarono come usurpatore del regno della terra.

Io esprimo le mie idee e lo spirito che mi animano, e loro oppongono alla genuinità e lealtà del mio spirito, le loro ignobili mene, orpellate di grandi progetti culturali. Don Calabria, per tutta la vita, insistette davanti ai suoi e davanti alle autorità miopi, di restare fedeli allo spirito genuino della sua intuizione e della sua opera. Gesù dovette rimproverare proprio i suoi compagni più zelanti: "Non sapete di che spirito siete". Gesù operò nel deserto della storia umana. Gli convenne morire, affinché il "suo" Spirito scendesse ad investire i suoi apostoli.

Io mi offro a collaborare seriamente per una seria costruzione, e loro pretendono di servirsi di me per avere denaro e consenso, gloria e successo tra i grandi. Gesù rifiutò di servire cause abiette (chi mi ha nominato giudice?), si fece servo sì, ma dei piccoli, e fuggì quando si vollero servire di lui per proclamarlo re.

GCM      09.12.02