Pochi e molti
La società umana è stata sempre divisa tra élite e massa (folla, secondo il linguaggio aramaico del tempo di Gesù). La stessa democrazia (il vocabolo esprime molto più della realtà che vorrebbe indicare, fino a che non si giunge ad applicarlo a una democrazia diretta, possibile soltanto nei piccoli gruppi) include pochi che comandano e molti che sottostanno.
L'unica forma realisticamente possibile è una mediazione tra le due realtà, ammesso che le due parti desiderino o accettino la mediazione. Ecco allora scorrere, lungo tutto lo spessore sociale, le due dinamiche: clero e laicato, intellighenzia e massa, accademia e campi. Purtroppo clero, intellighenzia e accademia pretendono di essere i detentori della cultura, e rendono il più possibile accademica la loro cultura, tanto accademica e specialistica che un semplice raffreddore (che tutti capiscono) diventa rinite acuta (che è compresa solo da pochi).
L'allargarsi della cultura è infettato da questa concezione accademica di cultura. Trasmettere forzosamente le idee universitarie nei diversi strati della popolazione. I detentori del "sapere" non ammettono di ricevere dalle sorgenti più semplici gli stimoli del sapere, e magari la vecchia cultura delle nonne deve essere rivestita da parole straniere come ayurveda. Eppure il mondo continua il proprio cammino tramite la cultura sapienziale delle mani: l'artigianato, l'agricoltura, o - più immediatamente - il sapere delle madri che puliscono il sedere dei neonati.
Gesù aveva anche avuto accesso all'università del tempio. Ma era capito solo dalla massa dei piccoli, che egli aveva incontrato e dalla quale aveva accettato gli stimoli (ricordiamo la donna siro-fenicia). Egli non escludeva gli scribi ("ascoltateli" senza imitarli), ma dilatava il suo messaggio tra i popolani. Aveva optato chiaramente.
Oggi tra conferenze dotte sul teatro sacro e la semplice azione di una sacra rappresentazione, opterebbe per quest'ultima.
GCM 04.12.02
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