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Dio e Mammona

Giobbe, secondo quanto leggiamo nell’Antico Testamento, era ricchissimo, con molti buoi, una famiglia numerosa, e con una profonda religione. Quindi ricco, eppure religioso: non certo come i ricchi descritti nella lettera di S. Giacomo.

Questo ricco è toccato dalla sventura: perde tutto, anche la salute. Non perde la fede, che aveva coltivato prima. Alla fine della prova riacquista più sicura la fede, e, con la fede, la ricchezza.

Il riferimento al nostro presente è chiarissimo. Al contrario di Giobbe, in molti il benessere è stato causa di allontanamento dalla fede e dalla religione. Così si sviluppò un benessere ateo, anche nel laborioso Veneto.

Poi è sopraggiunta la crisi economica, e molti, che pretendevano di essere ricchi o che realmente erano ricchi, si sono trovati nudi, senza un punto dove aggrapparsi. Ed ecco il moltiplicarsi dei suicidi. Sotto un certo aspetto, ovvii. Perché, se la vita dipende dal denaro e non da Dio, quando manca il denaro è inutile vivere.

L’aveva pur detto Gesù, che l’antagonista di Dio non è Satana, ma il denaro. Dio e Mammona sono nemici. Sennonché Dio è il creatore e il ricreatore della vita, mentre il denaro illude: apre tutte le porte, ma non quella della vita, e tanto meno quella della vita eterna.

Fidarsi del denaro e non di Dio, prima o poi rende inutile anche il denaro. Fidarsi di Dio, anche con il denaro, purché utilizzato in armonia con Lui, rende la vita serena e fiduciosa per l’oggi e per il domani, temporale ed eterno.

Anche la crisi attuale, per chi sa riflettere, aiuta a capire meglio le esigenze del Vangelo.

GCM 01.10.12