Itinerario o riconoscenza?
Le preghiere sono forse un insegnamento al nostro Padre, per indicare ciò che lui deve fare? Signore, fa’ questo, fa’ quell’altro, dammi questo, dammi quest’altro. Questo non è sbagliato, ma è incompleto e, spesso, sviante. La preghiera, prima di tutto, è conoscenza e riconoscenza dell’opera di Dio. Gesù, che di pregare se ne intendeva, indica che l’inizio della preghiera è un riconoscere Dio, e accettarlo con un nostro affettuoso abbraccio.
“Sia santificato il tuo nome” è frase espressa in ebraico (o in aramaico). È l’esprimere la nostra gioia per il semplice fatto che “Dio è Dio; il Padre è Padre”. È una frase che dà tonalità a tutta la preghiera. Solo immettendoci in Dio, il nostro dialogo diventa partecipazione. Sia santificato il tuo nome: la tua qualità è quella di essere il santo, però non un santo nella lontananza, ma il santo di famiglia: Padre.
La richiesta, nel pregare, non è indicazione a Dio per indicargli ciò che deve fare, ma un essere disposti a vivere ciò che lui sta facendo. Dio non diventa misericordioso, quando gli chiediamo misericordia, invece siamo noi ad accorgerci della sua misericordia, quando semplicemente accettiamo ciò che è da sempre: il Padre è misericordia eterna. La nostra preghiera non può consistere in un’indicazione a Dio di quale deve essere il suo itinerario, ma un accettare riconoscenti il suo “cammino”.
11.08.19
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