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Far respirare il bambino

Gesù ci avverte di non porre ostacoli ai bambini, perché i loro angeli vedono la faccia del Padre: i bambini sono al contatto diretto con il Padre. Tutti i bambini in Europa, in Asia, in Africa, in America. Il contatto naturale e spontaneo tra bambino e Dio avviene ovunque. Sarà poi la cultura o l’educazione a ostacolare quel contatto basilare, naturale.
E che dire del nostro personale bambino? Anch’io bambino avevo il mio angelo che guardava il Padre. Di quel bambino che cosa resta ancora in me?
La scienza mi indica che l’infanzia lascia tracce dinamiche nella vita degli adulti e dei vecchi. Questi risvegliano il bambino, che giace in loro. Rimbambire non è un verbo dispregiativo. È Provvidenza.
Il bambino, che è vivace, sebbene nascosto, in me, è continua invocazione al Padre. Zittire la sua voce comporta lo zittire il cuore.

Noi soffochiamo questo bambino grazie alla nostra sottomissione a Cartesio o a qualche altro come lui. Essi ci hanno indicato a uccidere il bambino con la nostra razionalità.
Però la poesia e la fede ci salvano da questa catastrofe.
Già la poesia sfora la razionalità, e gode oltre di essa. E la fede sforza anche la poesia, per incontrarci con l’Infinito, con Dio.
Grazie al bambino che vibra in noi, siamo ancora capaci di commuoverci al contatto con il Padre. Commozione attuata quotidianamente anche dall’Eucarestia.

13.08.19