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Il sapore della preghiera  3

Se la preghiera è saporosa, non è difficile notare in chi prega, l’espressione talvolta serena, talvolta sorridente e talvolta sofferente. Numerosi sono i sapori del pregare. I salmi li esprimono e Gesù li visse, e in noi li vive.

È Gesù che esclama: “Ti benedico” e “Nelle tue mani affido la mia vita” e “Se è possibile, allontana da me il destino della sofferenza”.

Gesù sa pregare, perché Gesù sa semplicemente parlare con il Padre, e in questo parlare investe tutto se stesso, anche per lungo tempo: qualche volta passò la notte nella preghiera “di Dio”: così dice il Vangelo. Non tanto una preghiera a Dio, quanto piuttosto è una preghiera “in” Dio.

Perfino noi, se ci lasciamo muovere dallo Spirito Santo, sperimentiamo nel pregare lo sprofondamento nel Padre.

Sì – per dono suo – anche noi nel semplice invocare la parola “Padre” abbiamo come la sensazione di immergerci nell’abbraccio di Dio.

Questo non è un privilegio riservato ai mistici. E un semplice vissuto di figli veri, che parlano con il Padre: e che Padre!

Nel Padre ci si perde, perché lo Spirito ci conduce soavemente. Questo può non avverarsi in ogni pregare, ma è una semplice conseguenza di figli, che si sentono davvero amati. Davvero amati da un Padre vero, dall’unico Padre vero.

Uno solo è il vostro Padre, quello del cielo: ci illumina Gesù. Forse tutti gli altri sono semplici genitori. Ma l’unico Padre è Lui!

La parola di Gesù è vera! Ecco perché gustiamo il sapore del nostro pregare.

01.05.19