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Credo per capire

Ritornano in mente le frasi di Anselmo: Credo ut intelligam, intelligo ut credam. Credo per capire, capisco per credere. È il doppio senso dell’uomo con Dio. Muovere dalla fede per essere illuminato, partire dalla riflessione umana per accogliere la fede.
La prima situazione è sicura e produce la pace. La seconda è incerta e faticosa, e non è sicuro che la ricerca si plachi, perché il dubbio, che è alla base del “tutto domandare” della filosofia, può ripresentarsi dopo ogni scoperta. Agostino ci avvertiva: “Tu ci hai creato per raggiungerti, e il cuore resta inquieto se non riposa in te”.

Però il cuore non ha energie sufficienti per raggiungerti e riposare in te, che sei infinito, impossibile bersaglio per le nostre deboli frecce. E poi, come ho notato l’altro giorno durante un colloquio, sono presenti i pericoli delle deviazioni: per esempio, si parla di Dio e il discorso scivola verso le religioni, che sono una nobile, ma debole invenzione dell’uomo.
Gesù ha fatto di tutto per indicarci la via della pace: la fede, ossia il fidarci completamente sull’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Quando ci si fida completamente, allora si chiarificano le cose, e con questa chiarificazione, si distende la pace. Dio, nei veri profeti e in Gesù, non solo ci parla di sé, ma ci raggiunge: “Io e il Padre verremo e dimoreremo” nel credente.

Il credere per capire che dona sicurezza e pace, anche se, come dice il Salmo, camminiamo al buio. La speculazione su Dio, è nobile sì, ma non assicura la pace. La fede ci immerge nella pace.

28.06.19