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Mondo piccolo: e lui?

Nel Vangelo di Matteo, secondo la prospettiva che lo scrittore si propone, leggiamo all’inizio le indicazioni programmatiche (Discorso della montagna) e, poco prima del racconto degli ultimi due giorni di vita di Gesù, due sezioni: l’invettiva contro i farisei (o piuttosto, un severo avvertimento per loro), e le parabole, che indicano l’attenzione da porre nell’attesa del salvatore.

Le invettive? Gli ultimi richiami? Il supremo grido di allarme? “Guai a voi, farisei e scribi!”.

Gesù sapeva che la sua sorte era segnata. Eppure doveva ancora vivere e morire da profeta.

Contro il piccolo mondo dei “sapienti” che aveva infestato il suo popolo, Gesù si scaglia. Sembra quasi che, perso per perso, lui volesse …togliersi tutti i sassolini dalle scarpe. La reazione dell’onesto dentro un  mondo (piccolo!) di pretensiosi, di ladri, di maestri corrotti.

Già in precedenza, vedendo la durezza di cervice di alcuni (non pochi), aveva esclamato: “Fino a quando resterò con voi?”. Alla fine grida, e con dolore, perché non vuole lasciarsi soffocare dalla piccineria dei “sapienti” e dei potenti, come si ritenevano quelli del clero.

Si tratta del suo “urlo del povero”. E’ un urlo, non è una rivoluzione armata. Gesù affidava la forza della sua verità alla parola, non alla spada; al cuore perché sia illuminato, non alle armi che uccidono, come oggi fanno gli estremisti musulmani.

Dal suo comportamento noi ricaviamo sicurezza, quando siamo combattuti dal piccolo mondo che ci circonda, e una consolazione, quando esplodiamo contro questo piccolo mondo. Esplosione che non è peccato!

GCM 13.08.14