HOME

Home > Gesu' UOMO > Articoli 2015 > Cristo uomo

Cristo uomo

Paolo invita le persone della sua comunità a nutrire “gli stessi sentimenti” di Gesù. Il testo greco si esprime in maniera un po’ diversa: “Tale cosa pensata [con serietà]  tra di voi, quella che [è] anche in Cristo Gesù”. C’è un invito alla consonanza di idee. Però subito dopo la consonanza di idee è radicata sulla stessa esistenza di Gesù. In altre parole, l’esperienza di Gesù deve permeare il vostro modo di pensare. Però è un pensare intenso, come indica il verbo “fronéo”. È un verbo che conduce a una saggezza radicale. Un pensare che penetra e coinvolge l’esistenza stessa.

Di fatti quel riflettere ha per oggetto lo stesso Gesù, visto sotto un taglio particolare, quasi drammatico: Gesù che “perde” se stesso. Si “diseguaglia” dal Padre e dallo Spirito, per ritrovarsi uomo, spoglio della divinità.

Or bene, proprio a questo annullamento, Paolo richiama il profondo ripensare dei suoi cristiani. L’invito è a considerare Gesù “nella somiglianza di uomini”.
Questa frase ha generato malintesi. Infatti già l’antica eresia pretendeva di affermare che Gesù non era “vero” uomo, ma somigliava agli uomini. Però il termine greco è preciso: “omoiómati” (oµoióµατι). In questo termine confluiscono molti significati, che vanno dall’essere simile, un ritratto, fino ad assimilarsi, quasi a togliere le differenze. Cristo divenne così uomo, da vivere e da morire da uomo, addirittura con la morte del crocifisso.

Paolo richiama l’umiliazione e l’umanità di Gesù, per indicare ai suoi credenti la strada. Lasciarci essere simili a lui, nella bassezza e nella carità, che si annulla pur di giovare agli altri.

04.11.14