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Il bambino in fasce


    L’angelo, dopo la nascita di Gesù, dice ai pastori: “Vi comunico una grande gioia!” La gioia è preceduta dalla “Gloria del Signore che avvolge i pastori, in piena notte, di luce. Risposta dei pastori: furono spaventati. Anche Maria, al saluto dell’Angelo, si spaventò. Ma per i pastori, come per Maria, l’angelo ripete quel “Non temere” che rassicura.

    L’angelo dice: “Troverete un bambino avvolto in fasce e giacente nel calduccio del fieno” (Anche i nostri vecchi materassi erano pagliericci!).

    Mi chiedo quanti presepi i pastori dovrebbero oggi visitare, prima di trovare un bambino fasciato! Dappertutto bambini nudi! E una madre crudele che non se lo prende in braccio, ma li guarda a distanza. No, non va. L’arte del nudo ha rovinato la pietà del cuore. Lo spettacolo ha vinto sulla realtà.

    Qui cadrebbe opportuno il riferimento all’enorme differenza tra spettacolo religioso e sacra rappresentazione. Ma lasciamolo per altra occasione.

    Il Vangelo di Luca, nei primi due capitoli fa intravvedere la delicatezza e la luce della famiglia che si forma a Nazareth, e che viaggia unita verso Betlemme prima e verso l’Egitto poi, per ritornare a Nazareth, arricchita di un figlio, di quale figlio!

    Prima però Maria fu accolta da Giuseppe, il quale, accogliendo Maria, fu la prima creatura che accolse il mistero di Dio divenuto uomo. Giuseppe, che supera una difficile situazione problematica, rassicurato sulla bontà del suo gesto di accogliere quella Maria, già fidanzata, che non aveva avuto rapporti intimi (conoscenza, secondo il gergo aramaico) con il proprio uomo, pratica questa che presso gli Ebrei era lecita.

    15.01.14