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Giuda

Secondo un certo menzognero modo odierno di dire, Giuda non si sarebbe suicidato impiccandosi, ma avrebbe fatto una morte dignitosa pendendo decorosamente da un albero. Eppure io nutro tenerezza per Giuda, proprio perché sono convinto che la sua morte non fu, purtroppo, una morte dignitosa.

La Parola di Dio, quando accenna a Giuda Iscariota, non definisce dignitoso né il suo comportamento da vivo, né quello che lo indusse al suicidio.

Quando gli Evangeli e gli Atti degli Apostoli parlano di lui, ricordano sempre che Giuda, pur essendo nella lista dei Dodici, è colui che tradì Gesù. Giuda teneva la cassa, e da provetto cassiere rubava, o meglio “sottraeva ciò che veniva messo dentro” (Gv 12,6). Però egli si mostra così severo, da condannare lo “spreco di profumo” versato su Gesù.

E’ vero che Giuda non era del tutto perverso. Lo ricorda Pietro nel discorso, con il quale proporne la sostituzione di Giuda: “aveva avuto la nostra stessa incombenza”. Pietro e Giuda si accorgono degli errori commessi, l’uno rinnegando Gesù, l’altro guidando gli sgherri per imprigionare Gesù. Eppure Pietro affoga il suo dispiacere nelle lacrime. Giuda invece s’impicca, dopo aver fatto comprare il Campo del sangue. s’impicca con la testa penzolante (prenès, recita il testo greco), posizione che lo spacca. Estrema posizione di prostrazione. La stessa posizione indica un suo estremo tentativo di “rompere con se stesso”, il che, purtroppo, è disperazione.

Gesù aveva avvertito Giuda: “ahimè per colui, dal quale sarò consegnato”. Consegnato: in tradimento attivo, da incosciente, da persona che non conosceva fino in fondo le conseguenze del suo agire.

GCM 05.11.14