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Gesù scandalo

La designazione di “beato” non la troviamo solamente nelle otto beatitudini del Vangelo di Matteo. Essa affiora anche in altre pagine dei Vangeli. Qui mi torna caro richiamare la beatitudine che recita: “Beato chi non si scandalizza di me”.

Evidentemente Gesù la pronunciò davanti ai saggi del suo tempo, che contraddicevano quelle pretese del montanaro di Galilea, che la gentarella, e non solo essa, chiamava “rabbi”, maestro. Azioni e parole di Gesù, spesso cozzavano contro la dottrina e la pratica della cultura teologica di allora.

Gesù era un professore senza laurea, uno che esercitava il mestiere del predicatore in modo abusivo. E quando l’ufficialità gli chiese con l’autorità di chi operava, non volle rispondere. Tuttavia, in altri contesti, ribatteva il concetto di essere autorizzato non dall’università, ma da uno che lui chiamava Padre o Dio.

Ma lui proclamava beata, non la scienza ufficiale, bensì la capacità di ascoltare la sua parola, senza chiedergli da quale università proveniva. Autodidatta, che proclama beati coloro che non l’ostacolano oppure non rifiutano il suo pensiero.

Scandalizzarsi, sia meravigliandosi negativamente, sia combattendo il suo insegnamento. Scandalo, incespicare su una pietra. Andare a Gesù, senza incespicare, anzi appoggiandoci a Gesù per camminare più speditamente.

Di più: è lui la via dritta che ci conduce al Padre. Meglio: è la via, nella quale camminiamo con il Padre.

10.12.14