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Meditazione senza fine

La meditazione francescana è sapore.

Non silenzi imposti, non riflessioni attente. Invece sapore. Sentire la parola di Dio, la Persona di Gesù, il senso del mistero e tranquillamente assaporare Gesù e la sua parola, fermandosi a lungo sulla loro dolcezza.

Quando Bernardino da Siena si intratteneva nel nome di Gesù, lo viveva melodia all’orecchio e dolcezza alla bocca. Dolcezza: leccarsi le labbra dopo averlo pronunciato.

Non si esclude lo studio, né si caccia la riflessione. Ma questo non è ancora meditazione. Quella meditazione che si sposa alla contemplazione.

Non si medita struggendosi nella riflessione, ma sorridendo nel sapore delle “cose di Dio”. Sì: meditazione davvero sorridente per la soavità di una presenza molto cara.

L’intelletto che indaga, la volontà che sceglie non sono ancora meditazione, sebbene possano precedere la soavità di una persona di cui si vive la presenza. La fede introduce nella meditazione, quella fede che gode nelle cose credute, e si abbandona in esse.

La meditazione non regala necessariamente idee nuove, ma dona nuova e più intima dolcezza per la realtà di Gesù.

La meditazione non termina mai, perché noi viviamo immersi sempre nella gloria di Dio. I cieli narrano la sua gloria, e la terra gode la sua presenza. Immersi continuamente nell’opera di Dio, ogni istante ci parla della sua presenza, e la contemplazione di Dio non cessa.

Vivere la meditazione continua, comporta una gioia, che non cessa, perché non usciamo mai dalla meditazione.

GCM  16.05.12