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M7 All’inizio l’amore

Durante un colloquio sulla preghiera di S. Francesco, preghiera semplice legata a una spiritualità ottimistica, una persona mi ha chiesto come si possono unire la preghiera contemplativa e dialogica, con le forme dure e severe di un’ascetica direttiva e frustrante, che sembra far parte essenziale delle indicazioni morali, imposte dall’ascetica tradizionale cristiana.

Evidentemente la risposta non è facile, perché il modo di presentare la possibilità di evitare la chiara contraddizione e la conflittualità a  questa posizione sia realizzabile.

Mi torna utile indicare alcune iniziative in proposito, concretate nella storia della spiritualità cristiana.

Un primo modo, che mi ritorna alla memoria, è l’indicazione di tipo stoico, che descrive la necessità della soppressione dei vizi e degli  istinti. Lotta a ferri corti.

Un’altra posizione è quella di partire dal superamento dei “vizi” e degli “istinti” all’interno di una lenta salita, che va dal combattimento spirituale contro le passioni, per giungere asceticamente alla meditazione e alla contemplazione, che unisce a Dio. Un programma piramidale gerarchico.

A me piace iniziare da un’altra posizione, quella che S. Agostino indica con il suo noto “Ama et fac quod vis”: ama e poi fai ciò che vuoi. Se io amo davvero, con tutta l’anima, una persona, o prima o poi mi armonizzo con le sue esigenze e con i suoi ideali, e , se debbo con un certo sforzo superare mie difficoltà, queste con il tempo si appianano.

È la strada dell’amore. Alla base si trova la ricerca dell’amore di Dio e per Dio, e questo lentamente, ma sicuramente conduce a unità, ciò che prima era conflittuato.

GCM 15.12.11, pubblicato 03.01.12