HOME

Home > Gesù RISORTO > Articoli 2009 > Tu sai che ti amo

Tu sai che ti amo

Più ci si imbatte in quella pagina del Vangelo di Giovanni, e più aumenta la dolce simpatia per Gesù. Commovente davvero.

Anche stamani la liturgia ha riproposto il brano nel quale Gesù, dopo esser risorto, chiede a Pietro. “Mi ami?”.

Gesù supera il ricordo del rinnegamento di Pietro. Pietro aveva riversato lacrime pungenti, acute, lancinanti (il greco: picròs), che erano valse a cancellare la debolezza del suo rinnegamento. Furono sufficienti quelle per il pentimento. Gesù, invece, va al cuore.

Pietro, sei stato un debole pretenzioso, ma voglio vedere se il tuo cuore è rimasto fedele: mi ami? L’amore può resistere anche durante la debolezza della volontà. Gesù si interessa del cuore, molto più che delle azioni. Neppure il tradimento può cancellare l’amore.

Gesù con lo stesso Giuda, che lo stava consegnando agli sgherri, vuol sondare il suo cuore, chiamandolo “amico”, cioè uno che è amato  e capace di amore.

Tenerezza di Dio, che scruta il cuore. Lo scruta non per scovare motivi e pecche in vista di una condanna, ma costanza di amore in vista di un’unione.

Noi siamo tutti peccatori e fedifraghi, siamo deboli e paurosi. Ma Gesù bada alle nostre debolezze soltanto per avvertirci (“Questa notte tu, Pietro, mi rinnegherai tre volte”). Gesù va oltre, con il suo sguardo: egli trafigge il nostro cuore, per vedere se, oltre le nostre malizie e debolezze, esso alberga almeno una nostalgia di Gesù, un desiderio di lui, un bisogno di amarlo mentre ne siamo amati.

Trafigge il cuore, come è detto nel Cantico dei Cantici. Vuole il cuore.

E noi: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amiamo”. E nasce dolce commozione.

GCM 29.05.09