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Venite, benedetti

Verso la fine del libro dell’Apocalisse, si palesa in tutto il suo valore, il significato della profezia apocalittica. La visione riguarda l’esito ultimo.

Il libro si apriva con una ricognizione dello stato delle singole comunità, ora si chiude con la visione finale.

Gesù è assunto nel suo splendore divino. Con lui i martiri uccisi per la loro fede e i non martiri, cioè i credenti che non erano segnati dall’emblema del nemico. Il nemico è la schiera di coloro, che si sono lasciati avvincere dalla boria del successo e della ricchezza. E’ chiara la posizione di chi sta con Dio  e non si è lasciato attrarre e inschiavire dal Mammona.

Gesù e questi, assunti in Gesù, sono da una parte. Gesù, in vita, aveva assicurato i suoi che, con lui, sarebbero stati incaricati di giudicare le dodici tribù di Israele.

Davanti a costoro, ecco ridestarsi e affacciarsi di fronte al tribunale tutti i morti, uscendo dai sepolcri e dal mare.

Gesù, e noi credenti in lui, giudicheremo i non credenti, cioè quelli che, non conoscendo direttamente Gesù, non hanno voluto o potuto essere dalla sua parte.

La divisione tra chi è vissuto bene e chi è vissuto male, sarà stagliata e definitiva.

Il giudizio si incardinerà sul rapporto tra chi ha aiutato il prossimo, e chi l’ha trascurato, come indica il Vangelo di Matteo.

Assieme con coloro che stanno già con Gesù saranno annoverati coloro che hanno sfamato o aiutato il  prossimo. Quelli che hanno beneficato Gesù pur senza conoscerlo. Si avvera il ”Venite, benedetti dal Padre”.

E quelli del “Via da me, maledetti?” Come influirà su di loro, l’assenza di Gesù, il Salvatore? Certamente influirà, ma come non conosciamo il modo del “beati”, non conosciamo il modo, però certo, del “via da me”.

GCM 28.11.08