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Rifiuto della Risurrezione

Gesù avverte gli Apostoli: “Dovrò patire, essere riprovato, essere ucciso e risorgerò il terzo giorno”.

Le parole, così come il redattore del Vangelo ce le presenta, sono chiare: morte e risurrezione.

Pietro si inalbera e reagisce: “Che Dio ti liberi! Non deve accadere”. Gesù allora definisce Pietro, come il suo oppositore.

Pietro, nella sua corta veduta, rifiuta anche la risurrezione.  Per evitare la sofferenza e la morte di Gesù, si lancia anche contro la risurrezione. Pur avendo assistito a reviviscenze (Naim, Giairo, Lazzaro), Pietro non era ancora entrato nella visuale della risurrezione.

Infatti quando, dopo la Trasfigurazione, Gesù aveva imposto di non parlare di quell’evento se non dopo la risurrezione dai morti, Pietro e i due colleghi, spettatori del fatto della Trasfigurazione, si chiedevano che cosa significasse “risorgere”. L’idea di risurrezione era, necessariamente, confusa, perché non avevano constatato l’avvenimento.

Pietro rifiuta in fascio Passione e Risurrezione, dolore e gioia, ombra e luce. E’ il destino di tutti coloro che, per paura della sofferenza, si privano della gioia. E’ il destino di chi chiede di poter evitare la sofferenza... anche suicidando.

Pietro aveva lo sguardo rattrappito e non immaginava che, oltre a ciò che lui scorgeva, esisteva un mondo ampio, nel quale sarebbe entrato, proprio accettando l’umiliazione di Gesù. L’umiliazione gli scottava. Tant’è vero, che in occasione di essere coinvolto con l’umiliazione di Gesù (anche tu sei Galileo!), egli preferisce rinnegare Gesù. Eppure Gesù l’aveva avvertito: “Se non ti lavo i piedi, non avrai parte con me”.      

GCM 31.08.08