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Contemplazione risorta

Con Gesù risorto, entrato nella Trinità, noi tutti siamo risorti e pieni della gloria misteriosa di Dio. Anzi siamo riempiti  “fino a raggiungere la pienezza di Dio” (Ef 3,19).

La Trinità è completa in sé: è perfetta della perfezione di Dio. Eppure Gesù parla, come uomo che prega (Gv) di avere la gloria primigenia, ossia la divinità fontale. Un’entrata a pieno titolo nella divinità.

Con la risurrezione, Gesù entra  nella pienezza della sua “gloria”. E chi è risorto con lui, è entrato con lui nella gloria. Si attende solo di raggiungere la piena trasformazione della nostra carne, in carne gloriosa.

Ancora non vediamo la nostra grandezza, ma quando vedremo lui, anch’essa si mostrerà: è il pensiero di Giovanni nella prima lettera.

Le rare volte che riusciamo a entrare nel vero silenzio, quello della contemplazione di Dio, certe verità di fede ci sono così vicine, perfino così lampanti nella loro oscurità, che ne restiamo avvinti, gaudenti, quasi sconvolti di dolcezza.

Anche la contemplazione, seppure favorita dal nostro entrare nel silenzio, è un dono dello Spirito di Dio. La contemplazione nel nome di Gesù, è gravida dello Spirito e della sua opera. Egli, anche in quei momenti ci  rivela la “verità tutta intera”, come ci assicura Gesù.

Nella contemplazione silenziosa si dilatano i confini dell’elasticità del nostro spirito, e percepiamo l’infinito. Come dentro la vastità del deserto sahariano.

Ed  è veramente dolce naufragare in questo mare.

GCM 14.04.09