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La Risurrezione dilaga

Prima della catastrofe della deportazione in massa, da Gerusalemme a Babilonia, il profeta Isaia, così si esprimeva: ”Ci  sono cetre e arpe, tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti, ma non badano all’azione del Signore, non vedono l’opera delle sua mani. Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti”.

La responsabilità è collettiva, e la disgrazia infierisce su tutti, sebbene la gozzoviglia sia privativa dei soli ricchi. L’ingiustizia di Dio, che non risparmia l’innocente? Ovvero la responsabilità del popolo, che si adatta all’orgia dei ricchi, senza ribellarsi ? E, se si ribella, il popolo è destinato ai gulag.

L’infierire del male non si arresta in chi lo compie, ma serpeggia bieco in tutto l’ambiente sociale. Come il peccato di Adamo.

Oggi ritorna la gozzoviglia dei ricchi, e chi la denuncia è liquidato: la gente lo evita, i giornali lo trascurano, gli stessi correligionari lo boicottano.

Per chi palesa la verità è riservato il silenzio, è preparata la morte.

Ma ecco il miracolo: Gesù annientato risorge. E contro il peccato dei ricchi, che invade anche i poveri (soprattutto se turlupinati dai ricchi, affinché votino per loro), ecco Gesù Risorto, e serpeggiare nelle vene del mondo la “potenza della risurrezione”.

Anche noi, poveri e credenti in Gesù (non credenti ai ricchi e doviziosi e imbroglioni) siamo invasi dalla Risurrezione. Diventiamo potenti contro la società corrotta, semplicemente con il Gesù della nostra fede.

Gesù, anche oltre la sua opera e la sua morte, vedeva chiaramente il suo dilagare personale nelle schiere dei credenti.

GCM 20.04.09