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Beati i poveri

      Il risveglio, al mattino, è più sereno e stimolante, quando la prima frase che sorge in mente è: “O Dio, sei tu il mio Dio, all’aurora ti cerco”, oppure: “Beati i miti, perché erediteranno la terra”:

      Le beatitudini. Ereditare la vita eterna: questo voleva il giovane ricco, che cercava da Gesù un’indicazione su “che cosa fare” per esser ancora più ricco, grazie a una caparra sulla vita eterna. Gesù: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è (al presente) il regno dei cieli”. Perciò Gesù dice al ricco: “Non puoi esser beato e avere la vita eterna, se non vai a vendere i tuoi beni, non per trasformare i tuoi campi in denaro, ma per trasformare i tuoi beni in aiuto ai poveri, che io vedo già beati”.

      La strada è una sola, per i ricchi e per i poveri: la povertà nello spirito, che è la porta stretta che conduce alla vita. Allora l’amore alla povertà, non è diverso dall’amare i poveri. I poveri li avremo sempre con noi: afferma Gesù. Con noi ci sarà sempre chi ha fame, chi è disperato, chi si ammala e muore. Amare la povertà nel povero, in colui che noi sfuggiamo volentieri.

     Il povero non è il pitocco per mestiere, ma è il sofferente che non riesce neppure a lamentarsi. Forse è colui che, volutamente o non intenzionalmente, noi stessi facciamo soffrire.

     Non per nulla, nelle beatitudini, colui che piange è accostato al povero in ispirito. Il piangente ha uno spirito addolorato.

      Il regno dei cieli è Gesù, e siamo noi: “Voi siete il tempio dello Spirito” ci ricorda Paolo. Il povero, chiunque, noi o gli altri che patiscono, deve scoprire in noi il regno dei cieli, al quale la povertà dà diritto e adito.

     GCM 03.09.07