HOME

Home > Chiesa VANGELO > Articoli 2008 > Docilità

Docilità

Durante l’azione liturgica, Dio che è sempre presente nel mondo, si fa ancora presente in modo nuovo, quasi più pregnante.

Egli ci parla, attraverso un miracolo: quello di affidare a noi, povere creature, di trasmettere la sua Parola, e di richiamare Gesù tra di noi. La mia lettura, non è mia, per quanto di buona volontà io ci impieghi, ma è sua voce che si fa risentire. E’ stupendo! Eppure quasi nessuno di chi legge e di chi ascolta, crede al Dio presente nella sua Parola.

E’ necessario un dono, che Dio continuamente largisce, e di cui quasi nessuno sembra avvertirsene.

Salomone chiese a Dio, che gli fornisse un cuore docile. Soltanto Dio può rendere docili i nostri cuori.

Se andiamo a osservare da presso la frase “cuore docile”, forse potremmo essere illuminati alquanto.

Cuore: per gli Ebrei era la facoltà non soltanto del sentire, ma pure del comprendere. Nel cuore si infila e penetra la parola, nel cuore è accolta.

Docile: noi ormai abbiamo indebolito questo aggettivo. Lo attribuiamo infatti al temperamento. Una persona è docile, quando si adatta e si sottomette facilmente. Eppure l’origine etimologica è diversa. Docile è contrazione di docibile, che deriva, a sua volta, da “doceo”= insegno. E’ docile chi accoglie l’insegnamento.

Cuore docile, è l’intimo della persona, che sa aprirsi totalmente alla parola che viene ascoltata. Essere docili alla Parola di Dio equivale a essere disposti a essere trasformati dalla stessa Parola.

Docilità di cuore a chi ripete la Parola di Dio, e docilità in chi l’ascolta, e perciò l’assimila, spinto dallo Spirito Santo.

GCM 27.07.08