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Perdere l’anima

Quando Gesù ci avverte che “non dobbiamo perdere l’anima”, ci hanno insegnato che dobbiamo evitare l’inferno dopo la morte. Ma forse Gesù non voleva dire questo.

Infatti “anima” nel linguaggio biblico, non aveva nulla a che fare con le categorie aristoteliche di materia e forma, tradotte poi dagli sprovveduti in corpo e anima, materia e spirito.

Nel linguaggio biblico “anima” si riferisce alla vita, o all’animale vivente. Perciò il non perdere l’anima, equivale a non perdere la vita, non sciupare l’esistenza, insomma non rovinarci la vita ora e dopo la morte.

Questo è totalmente consono con l’amore di Dio per la vita, che lui crea e lui custodisce.

Chi non segue Gesù, si dissocia dal vero amore alla vita, perde le grandi dimensioni del vivere, si restringe nel tempo e nello spazio, concentrandosi sulla materialità.

La Bibbia (parola di Dio!) presenta fin dall’antichità il Dio vivo e vero. Il Dio vivo fa promanare, creando, da sé la propria vita e la propria realtà, e invita gli uomini liberi, a coltivare la vita e la verità (endiadi: vita autentica) per armonizzarsi con lui.

Perdere l’anima o perdere la vita, è perdere Dio, nostra vita, fonte della santità.

Non perdere il Padre, è la brama somma di Gesù, che l’ha voluta trasmettere e partecipare a noi. Non perdere l’anima è vivere la vita in ogni sua dimensione: quella fisica, quella psichica, quella spirituale e quella divina in noi.

GCM 16.06.08