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La realizzazione

Attraverso la narrazione noi entriamo nella contemplazione silenziosa e, talvolta, priva di concetti, del nostro Dio unitrino.
      Ci sono dei momenti sublimi, che possiamo vivere ogni giorno, nei quali il confine tra narrazione, cosa narrata, contemplazione e realtà contemplata, sembrano dissolversi.

      Il momento più significativo è quello della cosiddetta "consacrazione" durante la altrettanto cosiddetta "messa". Allora ci accorgiamo di quale piccolo spessore siano quelle parole con le quali nominiamo certe altissime realtà.
      In quel frangente noi, in quanto residenti perennemente nel Figlio grazie alla nostra fede, preghiamo nostro Padre di mandare il suo Spirito trasformatore e santificatore. E si avvera lo stesso prodigio dell'Ultima Cena. Il pane è davvero Gesù, il sangue davvero è offerto in remissione dei peccati. Ciò non potrebbe avvenire a causa del nostro potere: chi siamo noi, poveri omuncoli per attuare questa grande trasformazione?

      Eppure la trasformazione accade, proprio perché noi agiamo da figli dentro la comunione trinitaria con il Padre, e abbiamo pieno comunione con lo Spirito Santo, che sta tra noi come comunione trasformante.
      La "consacrazione" è un quotidiano evento trinitario, dove la nostra figliolanza divina produce l'invocazione e la discesa dello Spirito Santo.

      In quel momento intuiamo anche la verità delle parole di Gesù: "qualunque cosa chiederete, il Padre ve la concederà".

      Chiediamo la presenza anche eucaristica del Figlio e questa si attua davvero. Infatti è impossibile che il Figlio (i figli) non sia esaudito, quando chiede nella comunione con il Padre e con lo Spirito.
      Esperienza indicibile, eppure quotidiana, eppure provata da noi credenti.

GCM 02.01.02