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Ateo in chiesa

Nella nostra usanza italiana, anche gli atei vanno in chiesa. Almeno per far presenza a matrimoni oppure a funerali.
Li si vede là, belli e impalati come statue, oppure chiacchieranti tra di loro durante tutta la cerimonia. Essi si sentono in obbligo morale di mostrare a tutti di non partecipare a quelle cosucce, che sono un sacramento o una messa di esequie.

Churchill disse una volta: "Anche gli atei pregano!". Stava infatti per allearsi all'Unione Sovietica contro la Germania. Gli faceva comodo esaltare il sentimento religioso degli atei.

Heine, l'illuminista nemico dichiarato delle religioni, durante la sua ultima malattia di otto anni, riprese ad accettare a modo suo la fede in Dio. Anche perché così aveva un interlocutore con cui prendersela, magari bestemmiando, quando più acute si facevano le sue sofferenze. Egli compativa gli atei, perché non potevano aver il "conforto" di prendersela con qualcuno.

Poveri atei, lì, in chiesa, come pesci fuor d'acqua!

Nessuno che nelle "preghiere dei fedeli" si ricordi di loro, magari dicendo: "Per gli atei qui presenti, affinché la presenza di Dio e di Cristo non li spaventi, ma li attragga; e affinché non soffrano molto per la loro presenza fuori luogo, preghiamo!".

Nessuno che pensi al loro disagio, per quanto simulato.

Nessuno che li inviti: "Provate anche voi a pregare, dal momento che vi trovate qui!".

Gli atei: i più poveri tra gli italiani, perché perfino i volontari cristiani, che pur pensano ai barboni, si dimenticano di loro!

GCM, 23.01.02