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ll profeta perdente

Il Profeta autentico non è colui che si oppone, ma colui che va oltre. Oltre nel tempo, oltre nelle idee.
    Alle cose comuni egli riesce ad attribuire un altro senso: più elevato e più completo. Egli è aquila tra le galline, perché sa usare le ali in maniera diversa da come le usano le galline, cioè la povera gente che si costringe oppure è costretta a razzolare per terra.
    Egli è aquila anche di fronte ai capponi, presuntuosi e ingrassati dal potere, dal denaro e dalla cultura ufficiale.

Proprio perché egli vede oltre, è combattuto dal potere, dai religiosi, dalla finanza. Come Gesù. E il fatto di essere combattuto è una delle molte dimostrazioni della sua autenticità: "Così combatterono i profeti" disse Gesù, per rassicurare i suoi.

Il Profeta non va contro la vita e la "legge", ma completa la vita e la legge, estraendone tutto il valore nascosto. E proprio questo rende triste il profeta, perché non si vede compreso, e fa strabiliare di gioia chi pensa davvero.
    Infatti il Profeta indica come si possa vivere meglio e più intensamente nella realtà, dentro la quale siamo collocati. Egli non distrugge, ma soltanto indica gli elementi caduchi della società e della religione, affinché vengano abbandonati per favorire la libertà.

Però, così agendo, si scontra necessariamente con la finanza e con il potere, i quali si reggono alimentando esattamente quegli elementi caduchi, che gli sono convenienti e impinguano le borse e riempiono d'aria e di sicumera il potere. Perciò "ammazziamo ogni profeta, perché è contrario alle nostre teorie e all'educazione che noi imponiamo al popolo", ricorda la Sacra Scrittura.

GCM       20.11.02